Con sosta finale al Rifugio Elisabetta, l’undicesima tappa del Tour du Mont Blanc, attraversando il Col de la Seigne, riporta i randonneurs in Italia dopo più di una settimana passata ad esplorare il lato svizzero e francese del massiccio. I panorami che si potranno godere sono fra i più celebrati dagli viaggiatori di tutti i tempi: le Pyramides Calcaires, i pascoli della Lex Blanche e i pendii scistosi del Mont Fortin e del Mont Percé a inquadrare la vetta del Bianco, l’Aiguille Noire de Peutérey, il Dente del Gigante e les Grandes Jorasses.
Da Les Chapieux (1554mt), in direzione nordest, si segue la strada che corre lungo il fiume e si entra in una gola che segna il confine tra l’alta e la bassa valle. Oltrepassata la gola, la valle si allarga fino a mostrare i pinnacoli innevati dell’Aiguille des Glaciers e, proseguendo, il Col de la Seigne alla loro destra. Si continua lungo la strada,asfaltata fino al solitario casale di Seloge (1809mt), poi sterrata, che, alzatasi rispetto al torrente, penetra sempre più nella valle, a torto spesso definita desolata, ma che invece sa regalare scorci di selvaggia bellezza, grazie anche alla quasi totale mancanza di opere dell’uomo, con l’esclusione della strada e di rare costruzioni.
Giunti alle baite della Ville des Glaciers (1789mt), dove la variante del Col des Fours si riunisce al percorso ufficiale, la conca della valle di apre ancor di più a mostrare sulla sinistra la mole rocciosa del Mont Tondu. Qui è dove il servizio di navette organizzato dall’Auberge de la Nova (per informazioni e orari chiedere in rifugio), per chi non volesse percorrere la prima parte di una tappa tutto sommato comunque facile, lascia gli escursionisti. Si gira a destra e, attraversato il Torrent des Glaciers, si segue la pista per fuoristrada che risale la valle fino alle rovine di un vecchio hotel.
A circa mezz’ora dal ponte si giunge ad un ex cascinale, ora trasformato nel Refuge de Mottets (1870mt, 1h 40m). Il posto ha davvero un’atmosfera particolare, con le vecchie stalle diventate dormitori e antichi attrezzi del mestiere trasformati in decorazioni. Il rifugio è l’ultimo posto, prima del rifugio Elisabetta, dove è possibile rifornirsi d’acqua.
Da qui il percorso del TMB per il valico non è particolarmente lungo nè arduo, benché abbia alcune breve sezioni ripide. Dapprima il sentiero è ampio e guadagna quota dolcemente, poi si trova a percorrere alcuni tratti fangosi. Raggiunti i pascoli in quota, si entra in un canalone scavato da un torrente e, con facilità si supera l’ ultimo pendio che conduce al Col de la Seigne (2516mt, 2h / 3h 40m). Da qui il panorama si apre sull’intero versante italiano del massiccio, con l’infilata della Val Veny e della Val Ferret, le Pyrami des Calcaires in primo piano e, più lontane, le spettacolari Aiguille Noire du Peutery, il tutto dominato dalla vetta del Monte Bianco.
Il sentiero che scende verso il Vallon della Lex Blanche, semplice in condizioni di tempo buone, può rivelarsi insidioso se la visibilità fosse scarsa o se si trovassero ancora chiazze di neve. A 10 minuti circa dal colle, il sentiero raggiunge una vecchia casermetta, ora trasformata in museo e, più a valle, superato un guado e ormai divenuto comoda carrareccia, costeggia l’ampio pianoro erboso ai piedi delle Pyramides Calcaires fino a raggiungere l’Alpe inferiore de la Lex Blanch, che si affaccia sul Piano di Combal. A sinistra, già visibile e raggiungibile con un breve sentiero, belvedere sul ghiacciaio della Lex Blanche e sull’Aiguille de Trélatête, si sale al Rifugio Elisabetta (2200mt, 1h 20m / 5h).